VUOI RICEVERE IL PRIMO CAPITOLO DEL MIO LIBRO GRATUITAMENTE?

False fatture, patteggiano Baita e gli altri

Il mattino di Padova 
 
VENEZIA. Dei quattro imputati era presente solo il ragioniere della «Mantovani spa» Nicolò Buson, ma pure lui è rimasto lontano dall'aula, si è fermato nell'ampio atrio a piano terra del Tribunale di Piazzale Roma in attesa che il suo difensore, l'avvocato Fulvia Fois, gli portasse la notizia. Come previsto, ieri, il giudice di Venezia Massimo Vicinanza, con la sua sentenza, ha sancito l'accordo tra i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini da una parte e gli avvocati della difesa, per il patteggiamento della pena. Piergiorgio Baita (difeso dagli avvocati Alessandro Rampinelli ed Enrico Ambrosetti), ex presidente della «Mantovani», si è accordato per un anno e 10 mesi di reclusione, Claudia Minutillo (avvocato Carlo Augenti), ad di «Adria Infrastrutture» ed ex segretaria dell'allora governatore del veneto Giancarlo Galan, per un anno e quattro mesi come William Colombelli, anche lui per un anno e quattro mesi, infine Buson, un anno e due mesi. Per tutti il magistrato ha disposto la confisca di soldi e beni fino alla concorrenza della cifra di 400 mila euro (100 mila euro ciascuno).
 
Questo è il prezzo del reato e riguarda la vicenda penale dei quattro imputati, mentre la società di costruzioni padovana che fa capo a Romeo Chiarotto ha già pagato all'Agenzia delle entrate in due rate ben sei milioni e 700 mila euro per l'evasione fiscale contestata.

I quattro dovevano rispondere di associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale e la differenza per quanto riguarda la pena dipende dal ruolo che, stando ai rappresentanti della Procura, avrebbero svolto per mettere in atto la frode che ha permesso di aggirare il fisco per circa sette milioni di euro, formando così fondi neri all'estero per una cifra simile. Per i pubblici ministeri, Baita era l'ideatore della truffa all'Erario e il capo della banda che l'ha portata a termine, mentre gli altri avrebbero svolto ruoli secondari. Per Baita, tra l'altro, i guai non sono certo finiti: innanzitutto deve rispondere in turbativa d'asta nel procedimento del pubblico ministero Paola Tonini, in concorso con il suo capo di un tempo, l'ingegner Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova. Il magistrato che coordina questa seconda indagine aveva anche chiesto che Baita finisse di nuovo in manette e il giudice le aveva risposto che ormai aveva dato le dimissioni dalla carica nella società padovana e soprattutto che aveva cominciato a collaborare, non c'era dunque alcuna esigenza cautelare. Ma non aveva messo in discussione l'esistenza delle prove e, dunque, per l'ingegnere mestrino da tempo residente in una villa a Mogliano Veneto all'orizzonte si profila una seconda condanna. Ma non è finita, perché decidendo di collaborare Baita dovrebbe aver riferito di episodi in cui il suo ruolo non deve essere stato sicuramente di secondo piano e soprattutto in cui non deve aver subito, ma deve essere stato ancora una volta tra i protagonisti principali. Non è da escludere, quindi, che il suo nome compaia anche nella terza inchiesta, quella che i pubblici ministeri Ancilotto e Buccini da una parte e il pm Tonini dall'altra conducono in collaborazione pur essendo partiti da fatti, indagati e accuse diversi. I primi da reati fiscali, la seconda da un reato legato ad un appalto di un ente pubblico, l'Autorità portuale, anche se i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria, che hanno condotto entrambe le indagini, hanno cominciato sia in un caso sia nell'altro da una verifica fiscale (alla Mantovani e alla Cooperativa San Martino). 
 
di Giorgio Cecchetti  

Pdf Scarica l'articolo

 
 


* campi obbligatori