VUOI RICEVERE IL PRIMO CAPITOLO DEL MIO LIBRO GRATUITAMENTE?

Genitori inadempienti? Il giudice può multarli

Care lettrici e cari lettori, questa settimana voglio parlare con voi di un argomento davvero interessante, evidenziato anche dai media a seguito di due recentissime pronunce del Tribunale di Verona.

Come sappiamo, i genitori hanno il dovere di prendersi cura dei propri figli non solo sul piano economico, ma anche educativo e morale; obbligo che non viene certo meno nel caso in cui i genitori si separino o cessino la propria convivenza.

Per questo, la legge prevede un assegno di mantenimento per i figli minorenni: un contributo mensile che il genitore non collocatario prevalente dei minori deve versare all’altro genitore, con lo scopo di garantire loro un adeguato sostegno economico.

Purtroppo, capita che questo assegno venga versato solo in parte o addirittura non venga pagato affatto.

Ovviamente, questo comportamento va ad incidere negativamente non soltanto sulla vita dell’altro genitore – chiamato a sostenere unilateralmente tutte le spese per i propri figli – ma anche sulla vita di questi ultimi, spesso costretti a rinunciare ad attività ricreative o sportive e a vivere in un contesto familiare che il comportamento del genitore inadempiente rende certamente poco sereno.

Nonostante ciò, l’omesso versamento del contributo al mantenimento in favore dei figli minori è un fenomeno diffusissimo, di cui si è molto sentito parlare negli ultimi giorni a fronte di una proonuncia del Tribunale Civile di Verona.

Il caso è quello di un padre nei confronti del quale il Tribunale stesso aveva stabilito l’obbligo di versare un assegno mensile di € 300 a titolo di contributo al mantenimento dei figli minori.

Nonostante ciò, l’uomo non provvedeva al versamento di quanto dovuto, dichiarando di avere già sostenuto diverse spese per i figli e quindi di nulla dovere.

A fronte del perdurante inadempimento dell’uomo, il Tribunale di Verona ha deciso di “sanzionarlo” con il pagamento di 100 € al giorno per ogni giorno di ritardo nel pagamento di quanto dovuto a titolo di contributo al mantenimento in favore dei figli minori.

Il risultato? Dopo “soli” 5 giorni, l’uomo ha regolarizzato i propri pagamenti.

Nell’adottare questa misura, l’Autorità è partita dall’art. 473 bis 39 c.p.c., introdotto con la cd. “Riforma Cartabia”, il quale prevede che in caso di gravi inadempienze, anche di natura economica, il giudice può ammonire il genitore inadempiente; stabilire una somma di denaro che il soggetto obbligato deve corrispondere per ogni ulteriore violazione o inosservanza ovvero per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento o, ancora, condannare il genitore inadempiente al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria, da un minimo di 75 euro a un massimo di 5.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Ma non finisce qui.

Lo stesso articolo dice che il giudice può applicare una o più delle suddette misure anche nei confronti del genitore che pone in essere atti che arrecano pregiudizio al minore od ostacolano il corretto svolgimento delle modalità dell’affidamento e dell’esercizio della responsabilità genitoriale.

E in effetti così è stato.

Sempre il Tribunale di Verona, infatti, ha obbligato una donna che non faceva vedere il figlio al padre, tenendolo all’estero, a pagare 200 euro al giorno per ogni giorno di mancato rispetto dell’esercizio del diritto di visita.

COSA NE PENSO IO?

Credo che le previsioni di cui all’art. 473 bis 39 c.p.c. siano assolutamente lodevoli nel loro intento ed evidentemente anche molto efficaci.

Quello che mi fa pensare è che, nonostante siano trascorsi oltre due anni dall’entrata in vigore della riforma, l’adozione di provvedimenti di questo tipo suscita scalpore e, per certi versi, anche perplessità, elemento che porta a presumere che strumenti quali quelli previsti dall’art. 473 bis 39 siano ancora poco conosciuti e scarsamente applicati.



* campi obbligatori