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Genitori e nuovi compagni: come gestire il rapporto con i figli?

Care lettrici e cari lettori, oggi voglio parlare con voi di un argomento davvero delicato e tuttavia molto interessante.

Quando due genitori si lasciano, una delle missioni più difficile da compiere è senz’altro quella di conciliare il ruolo di genitore con quello di individuo e, conseguentemente, con la libertà di rifarsi una vita, eventualmente conoscendo e introducendo altre persone nel nuovo nucleo familiare.

Infatti, tra le questioni maggiormente dibattute nell’ambito di separazioni e divorzi vi è quella di stabilire non solo i tempi e i modi in cui i nuovi partner dei genitori possono essere introdotti nelle dinamiche familiari, ma anche i tempi e i modi in cui il genitore può ricavarsi lo spazio per frequentare la nuova persona senza nulla togliere ai figli o senza “invadere” la libertà e lo spazio personale dell’altro genitore.

Ebbene, a fronte del silenzio della legge, questi aspetti sono rimessi alla più completa libertà dei singoli che però spesso, c’è da dire, tra lo stress della situazione e magari anche vecchi rancori irrisolti, non riescono a discernere distintamente lo stato delle cose e rischiano di alimentare ancora di più il conflitto tra loro, incidendo inevitabilmente negativamente anche sulla serenità dei figli.

Proprio questo approccio problematico ha fatto sì che alcuni casi si siano trascinati nelle aule di Tribunale o, addirittura, sin davanti alla Corte di Cassazione.

Vediamo dunque quali principi è possibile ricavare dalle pronunce che si sono succedute nel tempo.

In primo luogo, è bene ribadire che pilastro fondante le scelte relative ai figli è il principio della bigenitorialità in forza del quale ogni figlio ha il diritto di mantenere un rapporto continuativo ed equilibrato con ciascun genitore.

Sulla base di tale principio, la cosa migliore sarebbe che i genitori si accordassero tra loro circa i tempi e i modi in cui i nuovi partner devono essere presentati ai figli, così da garantire un graduale inserimento nella vita dei figli minori, tenendo conto delle loro tempistiche e di eventuali peculiari necessità.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, questo non è possibile.

Viene allora da chiedersi se, in mancanza di un accordo, è possibile impedire gli incontri e le frequentazioni tra i propri figli e il nuovo partner dell’altro genitore.

Sul punto, la giurisprudenza ha sancito il diritto dei figli di partecipare alla vita quotidiana di ciascun genitore purché ciò non sia pregiudizievole per la loro salute o per la loro crescita.

Ne deriva che, affinché sia possibile ottenere un provvedimento volto ad impedire che i propri figli frequentino il nuovo compagno o la nuova compagna dell’altro genitore, è necessario che vi sia un effettivo e concreto pericolo che la frequentazione possa nuocere alla salute psicofisica dei minori.

Pensiamo, ad esempio, all’ipotesi in cui il nuovo compagno faccia uso di sostanze stupefacenti o sia un tipo violento.

Ad ogni buon conto, si precisa che il genitore interessato deve fornire prova del pregiudizio che la frequentazione arreca al proprio figlio, non essendo sufficiente, al fine dell’adozione di un eventuale provvedimento di divieto, la mera valutazione personale.

COSA NE PENSO IO?

Conciliare il ruolo di genitore con quello di individuo non è mai semplice e lo è ancor meno in caso di separazione.

Ogni scelta richiede equilibrio, buon senso e la capacità di distinguere tra esigenze personali e i bisogni dei figli ed è fondamentale che le decisioni siano guidate dal principio del superiore interesse del minore, nel rispetto della bigenitorialità e della stabilità emotiva dei più piccoli.



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