VUOI RICEVERE IL PRIMO CAPITOLO DEL MIO LIBRO GRATUITAMENTE?

Violenza sessuale: si può configurare anche online

Care lettrici e cari lettori,

questa settimana voglio parlarvi di un argomento molto delicato che il costante sviluppo dei social network e l’utilizzo improprio che spesso viene fatto di questi ultimi, ha posto all’attenzione della giurisprudenza della Corte di Cassazione.

Come sapete, purtroppo i media parlano quasi quotidianamente di episodi di violenza sessuale a danno di ragazze e donne di ogni età.

Il reato di violenza sessuale è punito dall’art. 609 bis del Codice Penale che punisce con la reclusione da 6 a 12 anni chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali, nonché chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto, ovvero traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona.

Si tratta di una fattispecie criminosa particolarmente subdola considerato che, spesso, la violenza si consuma a seguito di una lunga opera di soggiogamento psicologico della vittima da parte dell’aggressore.

Ma quali sono i confini della violenza sessuale? È sempre necessario che vi sia un contatto fisico affinché il reato possa dirsi integrato? E ancora, è possibile che la violenza sessuale si consumi anche on line?

Proprio di quest’ultimo quesito è stata investita la Corte di Cassazione e ciò a causa dell’esponenziale aumento dei casi di ricatti a sfondo sessuale, che ha fatto sorgere diversi quesiti a cui è stato necessario dare risposta.

Immaginiamo che nasca una relazione amorosa tra utenti di un social network: i due, che abitano a centinaia chilometri di distanza l’uno dall’altro non si incontrano mai ma, nell’ambito del proprio rapporto, arrivano a scambiarsi immagini intime.

Poco dopo, però, qualcosa cambia e la relazione sembra volgere al termine, ma è proprio a questo punto che alle parole dolci si sostituiscono i ricatti.

Ecco che uno dei due prende a minacciare l’altro di diffondere le foto ricevute, arrivando anche a minacciarlo di morte e ciò al fine di costringerlo ad inviare altre foto e video a sfondo sessuale, richiesta cui l’altro, temendo la concretizzazione delle minacce, cede.

Ci si è dunque chiesti se, in un caso del genere, si possa o meno parlare di violenza sessuale.

Ebbene, secondo la Suprema Corte il reato si può ritenere integrato anche nel caso in cui vittima e autore non si siano mai incontrati e tra i due non sia mai stato consumato alcun rapporto.

In una recentissima pronuncia, infatti, la Corte ha evidenziato come, al fine dell’integrazione del reato di violenza sessuale, rilevino non soltanto i rapporti sessuali ma, più in generale, gli atti sessuali – tra cui rientra anche l’autoerotismo – che assumono rilevanza penale non solo quando vengono praticati sulla vittima, ma anche quando vengono da questa praticati ad altri soggetti contro la sua volontà.

È proprio in quest’ultima ipotesi che ricade il caso riportato come esempio, in cui la vittima, sotto minaccia, è stata costretta a compiere atti di autoerotismo sulla propria persona.

Per rispondere ai quesiti posti in apertura, dunque, potremmo concludere che il reato può consumarsi anche in via telematica, ovvero tramite chat, social e videochiamata ma non solo.

Le attuali tecnologie e le loro prospettive di sviluppo hanno infatti portato diversi Paesi a dover fare i conti anche con episodi di violenza sessuale consumatisi nella cd. “realtà virtuale o aumentata”, come accaduto nel Regno Unito, dove si è registrato un caso di abuso sessuale compiuto da un gruppo di adulti a danno dell’avatar di una giovane ragazza minorenne.

Nella fattispecie, pur in assenza di contatto tra aggressori e vittima, quest’ultima ha riportato un trauma emotivo e psicologico paragonabile a quello subito dalle vittime di violenza sessuale.

COSA NE PENSO IO?

Recentemente sono rimasta molto colpita dal racconto di un’amica di Milano che mi ha raccontato con grande dolore di come una sua amica non più in giovane età, tempo addietro, ritornando casa la sera dopo una giornata di lavoro, sia stata violentata praticamente nell’androne del condominio, da un uomo che non è mai stato trovato e punito. Queste cose non devono più succedere e noi tutti, come società civile, dobbiamo impegnarci in tal senso, osservando, vigilando, aiutandoci reciprocamente.

Credo che, a prescindere dal contesto in cui viene commessa, la violenza lasci sempre segni indelebili nell’anima delle vittime.

Per questo è necessario prendere coscienza del fatto che, così come la vita quotidiana di ognuno di noi trova nuovi confini nei social e nella realtà virtuale, così anche le condotte umane e i reati che ne possono derivare, trovano nuovi contesti in cui concretizzarsi, contesti che è fondamentale disciplinare affinché nessuna vittima rimanga priva di tutela.

                                                                                                                                                                                                                                                                                     Avv. Fulvia Fois

 



* campi obbligatori