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Maltrattamenti a scuola: risarcimento anche a chi assiste

Care lettrici e cari lettori, questa settimana voglio trattare con voi di un interessantissimo argomento, sovente oggetto di gravi fatti di cronaca.

Purtroppo sentiamo spesso parlare di bambini, anche piccolissimi, che vengono insultati, picchiati, strattonati, umiliati o sottoposti a punizioni corporali da parte di insegnanti, babysitter o altri soggetti che dovrebbero prendersi cura di loro.

Fatti terribili che segnano profondamente ed irrimediabilmente la vita delle vittime e dei loro genitori, ma non solo.

Gli atti di violenza e di aggressione posti in essere all’interno di un’aula scolastica non colpiscono solo i piccoli destinatari diretti di queste condotte, ma pregiudicano anche tutti gli altri bambini che purtroppo si trovano ad essere impotenti testimoni delle violenze.

Sulla scorta di ciò, ci si è chiesti se, in ipotesi del genere, il risarcimento del danno spetti soltanto alle vittime dirette di violenza, ovvero anche a chi assiste agli episodi violenti, quesito sul quale è di recente intervenuta anche la Cassazione.

Il caso era quello di due insegnanti condannate per le condotte maltrattanti poste in essere nei confronti degli alunni che seguivano e che venivano dalle stesse tirati per le braccia e trascinati con forza, strattonati per il grembiule, colpiti sulla testa, presi a calci sul sedere, spintoni o schiaffi, nonché minacciati ed incitati a picchiarsi l’un l’altro.

Ebbene, secondo la Suprema Corte, simili condotte non possono essere considerate come mero abuso dei mezzi di correzione ma vanno più correttamente qualificate in termini di maltrattamenti.

Ricordano infatti i giudici che l’abuso dei mezzi di correzione sussiste solo quando vi sia un uso eccessivo e smodato di metodi educativi leciti, fermo restando che il ricorso alla violenza non può mai essere considerato consentito per fini correttivi o educativi.

Nel caso di specie, le condotte delle educatrici, oltre a non essere assolutamente lecite, si sono reiterate nel tempo e hanno determinato negli alunni uno stato di sofferenza e di umiliazione tipico del reato di maltrattamenti.

Proprio sulla scorta di tale riqualificazione e similmente a quanto oramai pacificamente riconosciuto in materia di maltrattamenti in famiglia, la Corte di Cassazione ha riconosciuto come vittime non solo i bambini che hanno subito direttamente sulla propria persona i maltrattamenti, ma anche i minori che hanno assistito alle condotte violente e umilianti.

Secondo i Giudici, infatti, anche il solo fatto di aver assistito a maltrattamenti è di per sé sufficiente a determinare un danno alla serenità psicofisica del bambino che si trova ad essere testimone di tali condotte e che, quindi, merita di essere risarcito.

COSA NE PENSO IO?

In ambito familiare il riconoscimento dello status di vittima ai minori testimoni di violenza è ormai pacifico grazie all’introduzione del cd. Codice Rosso e il fatto che ciò non fosse ancora stato espressamente chiarito anche con riferimento ai maltrattamenti scolastici dava vita ad una grave lacuna, lasciando scoperti e privi di tutela tutti quei bambini che si trovavano ad assistere a violenze e umiliazioni all’interno delle aule scolastiche.

Credo dunque che questa pronuncia segni un passo importante non soltanto dal punto di vista giuridico ma anche sociale.



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